Educatori in rete (il forum di Vittoria Menga)

saluto a Enzo Mazzi

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Peitho2
view post Posted on 23/10/2011, 17:03




Riporto qui di seguito due articoli pubblcati da Enzo Mazzi sull'edizione fiorentina di "Repubblica"



15 settembre 2011

La creatività che viene dal basso
Il colpo d'ala per l'insegnamento

Riapre la scuola anche in Toscana in mezzo a un mare di guai e di polemiche. Tagli al personale e ai fondi di gestione, classi pollaio, decimazione degli insegnanti di sostegno, edifici fatiscenti, e via di questo passo. Molti studenti e genitori non ci stanno. E' una protesta sacrosanta la loro. E' una lezione di civismo e un laboratorio di responsabilità. Ma è proprio vero che il trattamento riservato alla scuolaè targato Tremonti, come ha affermòa suo tempo Walter Veltroni?
Insomma si tratterebbe solo di provvedimenti per risparmiare? Oppure siamo di fronte a una rozza normalizzazione attr averso il tentativo di sradicare la scuola pubblica dalle radici culturali della innovazione pedagogica imponendo di nuovo l' egemonia della pedagogia autoritaria? Mentre al punto in cui siamo occorrerebbe addirittura un colpo d' ala. La scuola va ripensata nel suo insieme. Non sono affatto cose nuove queste. Tanti operatori della scuola e più in generale del sistema educativo sono da tempo convinti della necessità di un tate ripensamento complessivo. E tanti sono gli insegnanti e i genitori che da anni sperimentano strade nuove adeguate al processo di transizione dalla cultura dell' indottrinamento alla cultura dell' "i care". Non è nato da lì il Tempo Pieno? Si può fare qualche cosa di più?

Credo che qualcosa di nuovo sarebbe ancora possibile fare. Pur con le classi pollaio, il personale decimato e le finestre sgangherate. E' un' apertura alla speranza, quasi disperata ma vera, specialmente qui in Toscana dove la politica scolastica del governo regionale dà una mano. Ad esempio, ma è solo uno spunto tratto dall' esperienza, creare finalmente gruppi di ricerca e di coordinamento territoriale delle sperimentazioni didattiche. Le sperimentazioni, che sono l' anima della trasformazione, soffrono di isolamento e di frammentazione. Ritrovare la circolarità educativa di insegnanti che si coordinano e favoriscono la partecipazione degli studenti e genitori credo che sia la vera scommessa della scuola pubblica. Solo così la scuola può essere veramente e compiutamente "pubblica" cioè di tuttie per tutti. Una scuola strutturalmente laica, dove gli nostra vita se non nel nostro profondo. Il mediatore dei rapporti umani è sempre meno la vecchia autorità o la legge o la tradizione. Il nuovo mediatoreè il danaro. La scuola non fa eccezione. Tanto che gli insegnanti risultano di gran lunga più soggetti degli altri lavoratori a patologie psichiatriche. L' accumulo di stress, la sindrome del burnout (lo scoppiato) come la chiamano i ricercatori di una recente indagine, sembra che in gran parte derivi proprio dall' isolamento, dall' individualismo, dall' incapacità di confrontarsi e di collaborare. E' generatore di nevrosi, non solo nei genitori ma anche negli insegnanti per non parlare degli studenti, il rapporto conflittuale fra l' etica formativa essenzialmente sociale ispirata dal valore della gratuità e l' etica mercantile della guerra di tutti contro tutti che erode come un cancro ogni altro valore. E allora l' impegno dovrà essere rivolto a svelare i tentacoli della piovra in noi, anche come educatori, e nelle strutture educative. Sarà necessario porre fra le priorità il compito di rigenerare relazioni vitali. Cosa di meglio che creare reti autogestite di confronto, di socializzazione e di cooperazione fra esperienze? Ancora una volta, non si scopre niente di nuovo. Ma si trae forza dal senso di vertigine di fronte al baratro orrido, direi quasi apocalittico, in cui la violenza del liberismo mercantile ci sta spingendo, per dare una forza nuova e un' inedita urgenza a cose già sperimentate o anche solo intraviste. Questa 32703mcreatività dal basso, questo colpo d' ala mi sembra fra l' altro la risposta più adeguata all' attuale cosiddetta riforma, tutta giocata sul filo della più rozza ideologia liberista, senza ovviamente sottovalutare le indispensabili risposte di resistenza e di lotta.





La chiesa e la sfida. Rinunciare ai privilegi

ERA inevitabile che la Chiesa cattolica fosse chiamata in causa di fronte al decreto emanato dal governo per avviare il risanamento della situazione economica. Non era invece scontato che fosse il presidente di una Regione come la Toscana, Enrico Rossi,a chiedere pubblicamente all' amministrazione ecclesiastica di «fare la sua parte» rinunciando a qualcosa, «decida lei cosa, se l' esenzione dall' Ici, l' 8 per mille o altro ancora». È stato un gesto di grande coraggio che va sostenuto, non solo dai laici ma dagli stessi cattolici. Al fondo dell' appello c' è il valore della laicità positiva che nonè affatto laicismo.

«La Chiesa ha da essere dei poveri e non solo per i poveri» tuonò il cardinal Giacomo Lercaro nell' assise conciliare. La pagò cara perché fu costretto a dimettersi da arcivescovo di Bologna, ma il suo messaggio risuona ancora in molte coscienze di cattolici e non che restano sconvolti dai tanti scandali economici che coinvolgono le opere cattoliche e lo stesso Vaticano. Vorrei raccontare un aneddoto. Durante un presidio per il diritto alla casa mi accompagno ad un clochard. «Tu, prete/non-prete - mi dice - convinci il tuo Dio a fare il miracolo di dare una casa a tutti».
«Dio è "senza fissa dimora" - continua - la sua unica chiesa è il mondo, la sua religione è la giustizia e l' amore universale». «Ma se sono almeno due millenni - gli obbietto provocatoriamente - che i senza fissa dimora, come Gesù di Nazareth, annunciano la distruzione del "Tempio"e sono sempre sconfitti». «Hai torto anche tu - mi dice - perché pensi la vita come una guerra con vincitori e sconfitti. Questa è la logica del potere. Così ti porti il "Tempio" dentro. Prendi il tuo fagotto per le sole necess ità giornaliere e vieni con me a dormire alla stazione. Ti sentirai liberato da ogni forma di Tempio e riconciliato col mondo. La stessa cosa succederebbe anche al papa di Roma e al pope di Mosca e agli altri capi religiosi. Se andassero poveri come li voleva Gesù, i loro conflitti svanirebbero d' incanto».

«Ma allora - gli domando - che ci fai qui a lottare per la casa?» «La casa diventa prigione e tempio perché è un privilegio - ribatte scaldandosi - un possesso esclusivo da difendere contro chi non ce l' ha. Io lotto perché sia un diritto di tutti, una specie di piazza sconfinata». Non andai con lui a dormire alla stazione. Ma la sua provocazione mi è penetrata ed ha continuato a lavorare nel profondo. Potrei raccontarne mille altre di provocazioni simili. Ognuna di esse è stata per me una testimonianza di laicità in senso molto profondo, come esodo dalla dimensione del privilegio. Si fa strada ormai il senso della "laicità" come caratteristica di uno stato che fonda la legittimazione propria e delle prop rie istanze costitutive esclusivamente su se stesso senza dipendere da autorità esterne, in particolare da autorità religiose. Questo senso della laicità in Occidente è il frutto di conflitti durisssimi che hanno segnato per secoli la transizione dalla societas christiana del medioevo alla modernità e alla secolarizzazione. E di tale conflittualità conserva tutt' orai segnie le ferite. E' un po' il nervo scoperto della politica in tutto l' Occidente e nel nostro paese in modo tutto speciale per la particolarità della storia che lo contraddistingue. La rinuncia della Chiesa cattolica ad alcuni privilegi potrebbe costituire un passo avanti della laicità sia nella stessa Chiesa che si avvicinerebbe a quell' ideale di Chiesa dei poveri che tanti cattolici auspicano, sia dello stato che verrebbe spinto ad assumersi in proprio il compito della sicurezza sociale per tutti.

Edited by Peitho2 - 25/10/2011, 15:57
 
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